Il giurista Gianfranco Amato è intervenuto a Ferrara: «ci vuole una rivoluzione cristiana e culturale»
«La battaglia nel nostro Paese per rendere l’utero in affitto reato universale è nata da una mia audizione in Senato». Gianfranco Amato (nella foto, a sx, assieme a Marco Romeo), Presidente nazionale dei “Giuristi per la vita” si “intesta” così la paternità di una lotta che accomuna – caso raro sui temi bioetici – il mondo cattolico con parte di quello laico. Amato ne ha parlato a Ferrara lo scorso 26 aprile in occasione del secondo Laboratorio di Sussidiarietà della Scuola di politica organizzata dalla Fondazione Zanotti. Tema, “La dignità infinita della persona umana radice di una costruzione sociale libera”, per un appuntamento che ha richiamato un centinaio di persone nel Collegio Borsari di via Borsari a Ferrara. Amato ha tenuto poi altri due incontri nel Ferrarese: la sera di sabato 27 nella sede della Manifattura dei Marinati a Comacchio ha relazionato su “La devozione della Madonna a Comacchio e l’educazione del popolo”, mentre la sera di domenica 28 nella parrocchia di Jolanda di Savoia ha riflettuto su “La Vergine di Guadalupe e la famiglia”.
DIFENDERE L’OVVIO: LA VITA NON È IN VENDITA
«Nel febbraio 2023 – ha raccontato Amato – vengo convocato dalla IV Commissione Permanente del Senato sulle Politiche dell’Unione Europea, per un’audizione riguardante un Regolamento UE nel quale si sostiene che, in virtù del principio di libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE, se due cittadini dello stesso sesso hanno “avuto” un figlio nella stessa UE, l’Italia deve riconoscere questo legame di filiazione. Nella mia audizione alla Commissione dico chiaramente che questo porterebbe a legittimare la pratica dell’utero in affitto». Le sue parole furono chiare: «Risulta assolutamente necessario che il Parlamento dia corso alle proposte che puniscono la maternità surrogata anche se commessa all’estero e solleciti l’adozione di Convenzioni internazionali che definiscano tale pratica come reato universale». Da qui nacque il successivo dibattito poi sfociato in un disegno di legge proposto dalla deputata di FdI Carolina Varchi e passato alla Camera lo scorso luglio. Ora si attende anche l’approvazione da parte del Senato.
Quella della mercificazione del corpo della madre e del nascituro risale ormai ad alcuni decenni fa: ai primordi della GPA, ha spiegato Amato, «gli ovociti venivano scelti tra le studentesse dei campus USA, cioè tra giovani sane e intelligenti». Alle quali si prometteva un lauto guadagno, fino a 20mila dollari. Poi, però, il commercio del corpo della donna e di sue parti si è talmente sviluppato che gli ovociti si possono tranquillamente acquistare on line: è ciò che, ad esempio, denuncia il documentario “Eggsploitation” (2010) di Justin Baird e Jennifer Lahl. Le conseguenze vanno, in molti casi, dalla sterilità alla morte. A questo sfruttamento si accompagna quello della donna che affitta il proprio utero, «impegnandosi contrattualmente anche ad abortire il proprio “prodotto”» (così viene chiamato il bambino che porta in grembo) «nel caso sia un po’ “difettoso”». Una nuova forma di schiavitù. Nel 2015 una celebre coppia omosessuale, Dolce&Gabbana, rilasciò un’intervista a Panorama che fece molto scalpore: «Non abbiamo inventato mica noi la famiglia», disse Dolce in un passaggio. «L’ha resa icona la Sacra Famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. (…) Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Una battaglia, dunque, non solo dei cattolici, e non solo degli eterosessuali, ma di chiunque, usando la retta ragione, abbia a cuore la natura e non il mercato, la civiltà e il rispetto delle persone. Una cultura, questa occidentale, che nasce col Giuramento di Ippocrate e trova riscontro in maestri come Platone e Aristotele, o Confucio dall’altra parte del mondo. E che, naturalmente, ha nella Rivelazione di Cristo il suo pieno compimento.
LE BASI DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA
Un amore per la realtà nella sua bellezza elementare, nella sua essenza. Essenza oggi messa sempre in dubbio da ideologie pericolose, ma difesa dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 dove, all’articolo 16, è scritto: «La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato». Così come ribadito nell’articolo 29 della Costituzione italiana.
La risposta a questo presente alienante e mercificante? Per Amato la possiamo trovare nell’insegnamento di San Benedetto da Norcia e nella sua Regola, base della nostra civiltà, fondamento della moderna santità e del lavoro come nobilitante la persona. Quattro sono, quindi, le rivoluzioni ancora oggi necessarie per ricostruire la società dalle sue macerie: «la rivoluzione della croce, quella della riscoperta delle proprie radici cristiane, quella della cultura e quella del lavoro. Dobbiamo creare – ha concluso Amato – piccole comunità di famiglie attorno alla fede in Cristo, che sappiano cos’è la cultura, trasmetterla, e libere di educare i propri figli senza indottrinamenti esterni».
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce” del 3 maggio 2024